Salvare il capezzolo quando si può
Fino a qualche anno fa areola e capezzolo venivano sempre asportate durante gli interventi di mastectomia. Analizzando i tessuti asportati i chirurghi però si sono accorti che la percentuale invasa da cellule tumorali era minima, nell'ordine dell'1-2%: un valore statisticamente troppo basso per giustificare una mutilazione che, dal punto di vista psicologico, per una donna risulta molto pesante da sostenere.
Per questo motivo negli ultimi anni è stata sviluppata una tecnica che permette di preservare questa zona; nella maggior parte dei casi la sensibilità è compromessa, ma si conserva la capacità erettile del capezzolo, rendendo il seno operato indistinguibile da quello sano.
Non in tutte le mastectomie, però, si può adottare questa tecnica. Oltre alla raccomandazione che l'intervento venga eseguito solo da chirurghi esperti sia dal punto di vista oncologico sia da quello estetico, per evitare rischi occorre prima di tutto che il tumore risieda a debita distanza dal capezzolo.
Per questo motivo negli ultimi anni è stata sviluppata una tecnica che permette di preservare questa zona; nella maggior parte dei casi la sensibilità è compromessa, ma si conserva la capacità erettile del capezzolo, rendendo il seno operato indistinguibile da quello sano.
Non in tutte le mastectomie, però, si può adottare questa tecnica. Oltre alla raccomandazione che l'intervento venga eseguito solo da chirurghi esperti sia dal punto di vista oncologico sia da quello estetico, per evitare rischi occorre prima di tutto che il tumore risieda a debita distanza dal capezzolo.